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Network Ospedale-territorio epatologico nella provincia di Teramo: nuove opportunità

A cura del Dott. Pierluigi Tarquini


La necessità di creare un network tra il territorio e l’Ospedale, nasce dall’esigenza di completare il trattamento dei pazienti con Epatite cronica C che sono numerosi nella Provincia di Teramo. Attualmente tutti i cittadini possono usufruire di terapie efficacissime e con modesti potenziali effetti collaterali, tassi di completa guarigione molto alti e cioè fino al 95-98% in sole 8 o 12 settimane di trattamento: in nessun campo della Medicina è possibile curare analogamente una malattia cronica! Ciò ha portato ad una importante riduzione dei casi di scompenso epatico e di mortalità per cirrosi.

Tuttavia oggi in Italia, riferisce il dott. Pierluigi Tarquini – Epatologo della provincia di Teramo, sono stati curati meno della metà di tutti i malati, che si calcola potrebbero esser più di 600.000, per cui è necessario far emergere il sommerso che potrebbe portare in un prossimo futuro alla eliminazione di tale malattia. Infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, punta alla eradicazione dell’infezione da HCV, ossia alla quasi totale scomparsa, entro il 2030.

Il 2020 causa Covid 19, ha segnato una rilevante frenata nell’avvio delle terapie anti-HCV, malgrado che la Commissione affari sociali della Camera dei deputati abbia dato il semaforo verde all’avvio di programmi di screening per un piano nazionale di contrasto dell’epatite C.

Da qui nasce l’esigenza nella Provincia di Teramo di avviare una collaborazione tra Medici di Medicina generale, Epatologi del territorio ed Epatologi Ospedalieri, tesa a semplificare le operazioni che portano i pazienti ad essere avviati a questa formidabile terapia. 

Le categorie a rischio di avere una infezione da HCV, che devono eseguire il test anti-HCV, anche del tipo rapido con risultati in 15 minuti, sono:

  • Pazienti over-60
  • Emodializzati
  • Persone sottoposte a procedure invasive mediche, odontoiatriche o estetiche (tatuaggi) in ambienti a basso standard di sterilizzazione dello strumentario
  • Personale sanitario
  •  Persone emotrasfuse o sottoposte a trapianto d’organo prima degli anni ‘90
  • Emofilici che abbiano ricevuto emoderivati prima degli anni ‘90
  •  Familiari e partner sessuali di soggetti con infezione da HBV/HCV
  •  Bambini nati da madri con infezione da HBV o HCV
  •  Carcerati
  •  Soggetti con infezione da HIV
  •  Soggetti con attività sessuale promiscua o con precedenti malattie sessualmente trasmesse
  •  Immigrati provenienti da aree ad alta endemia di infezione da HBV/HCV*
  • Soggetti con Crioglobulinemia, linfomi, M. di Sjogren, Lichen planus, etc.

Le terapie attuali sono molto più economiche rispetto al 2015 (attualmente il costo è tra i 5000 e i 6000 €) a carico del S.S.N., assumendo un solo farmaco per bocca, una volta al giorno per 8-12 settimane e sono pan-genotipiche, ossia in grado di affrontare tutti i tipi di virus C. La loro efficacia è dimostrata da una evidentissima riduzione dei ricoveri ospedalieri e dei casi di morte per Cirrosi. Infatti, l’epatite C inizialmente asintomatica può portare dopo 10-30 anni alla Cirrosi nel 25% dei casi, nel 10% all’epato-carcinoma. Va anche ricordato come l’infezione da HCV sia una malattia sistemica interessando altro organi oltre al fegato; è nota, infatti, l’associazione con il Diabete, il linfoma, malattie neurologiche e psichiatriche.

La pandemia da Covid-19, ha reso evidente a tutti la necessità di evitare accessi di tali pazienti in ospedale, se non quando indispensabile. Ossia la lezione che il Covid 19 ci ha dato, è che quando è possibile la cura di alcune patologie va decentrata sul territorio. 

Da qui la necessità di una connessione/network tra Medici di Medina Generale e specialisti Epatologi sia del territorio che Ospedalieri. 

Quindi è necessario recarsi a visita specialistica ospedaliera, per la prescrizione di questi farmaci antivirali (DAAs), solo dopo aver già eseguito, rispettivamente: esami di laboratorio e virologici, Ecografia epatica, Elastografia quando occorra. 

Infatti secondo l’AIFA già dal 2019 il Fibroscan ossia l’ Elastografia epatica, può essere evitata per motivi socio-assistenziali, a meno che non si sospetti una Cirrosi. 

In occasione della visita Epatologica sul territorio, oltre  alla valutazione del paziente andrà anche studiata l’esistenza di possibili interazioni farmacologiche (cioè valutare la compatibilità dei DAAs con i farmaci che il pz. assume). 

Dalla terapia antivirale, attualmente vengono esclusi solo i pazienti con malattie che determinino una aspettativa di vita molto breve, altrimenti potranno essere trattati tutti, anche se asintomatici, per evitare problemi futuri e togliere il problema dell’infettività che può sempre condizionare vita e rapporti sociali. 

Va anche sottolineato, come eliminare l’infettività sia particolarmente importante nei pz. con disturbi mentali, tossicodipendenti attivi o ex e detenuti per evitare nuovi casi di epatite.

Quindi in conclusione, nell’ approccio ai pazienti affetti da epatite cronica da HCV ancora oggi non curati con antivirali, la prima cosa da considerare è la semplificazione del numero delle visite specialistiche, accertamenti ed analisi, per favorire l’inserimento nella efficacissima terapia con DAAs riducendo l’accesso all’Ospedale se non per la prescrizione terapeutica.


Articolo a cura del Dott. Pierluigi Tarquini.

Già Responsabile della UO M. Infettive dell’Ospedale di Teramo, riceve su appuntamento a Mosciano Sant’Angelo presso il Poliambulatorio Convento.

Il Dott. Tarquini consegue la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1982 all’Università di Perugia.
Si specializza, prima, in Gastroenterologia Endoscopica Digestiva nel 1986 all’Università di Chieti “Gabriele D’Annunzio” e, poi, in Medicina Interna nel 1994 all’Università degli Studi dell’Aquila.

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